Intervista a Confalone (Novartis): “Meno burocrazia, iter regolatorio accelerato, approvvigionamenti sicuri e investimenti strategici per difendere il futuro dell’Europa”

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Dopo l’appuntamento annuale dell’assemblea di Farmindustria, si torna a parlare di farmaceutica e dell’importanza di questo settore industriale per l’Italia alla sesta edizione del ‘Forum in masseria’, organizzato da Bruno Vespa a Manduria e focalizzato quest’anno sulla nuova Europa e sul ruolo dell’Italia e delle imprese italiane nel contesto internazionale. Ed è proprio il contesto europeo a preoccupare il mondo del pharma, con una proposta di revisione della legislazione che non promette nulla di buono e che, il coro è unanime, va modificata. “La correzione della riforma della legislazione farmaceutica dell’UE da parte del neoeletto Europarlamento, rappresenta un’opportunità che l’Europa non può mancare di cogliere. In gioco ci sono il peso del continente europeo nello scenario globale e la capacità dell’Europa di rispondere ai complessi bisogni sanitari della popolazione”, dice Valentino Confalone, Country President di Novartis Italia, che partecipa oggi alla kermesse pugliese.

Quali sono le criticità che l’Europa deve affrontare e che stanno mettendo a rischio l’attrattività del nostro continente nell’ambito delle Life Sciences? “Il settore Life Sciences europeo sta attraversando un momento storico cruciale, in cui sono a rischio non solo la sua competitività e attrattività nello scenario globale, ma anche il futuro sanitario dell’Europa. A inizio 2024 i farmaci in sviluppo nel mondo sono stati 23.000, un record storico, e tra il 2023 e il 2028 si attendono oltre 1.700 miliardi di dollari di investimenti in R&S da parte delle imprese farmaceutiche, eppure negli ultimi anni il continente europeo ha registrato una preoccupante battuta d’arresto rispetto a Stati Uniti, Cina e altri Paesi emergenti per quanto riguarda lo sviluppo di nuove molecole e gli investimenti in ricerca e innovazione. Il gap di investimenti in R&S tra UE e USA è passato in 20 anni da 2 miliardi di dollari a 25 e il peso dell’Europa rischia di essere schiacciato da una competizione sempre più accesa da parte di Paesi come la Cina, che nel 2023 ha superato l’Europa come area di origine di nuovi farmaci: su 90 molecole a livello globale 28 arrivano dagli Usa, 25 dalla Cina, 17 dall’UE. La ricerca si muove a un ritmo senza precedenti, ma, per migliorare concretamente la vita delle persone, l’innovazione medico-scientifica deve essere sostenuta da un quadro normativo solido, che la tuteli ma che la renda anche rapidamente disponibile a chi ne ha bisogno. Per garantire che l’innovazione sia disponibile a chi ne ha bisogno in tempi rapidi serve un impegno collettivo e come Novartis siamo determinati a dare il nostro contributo”.

Quali sono le opportunità che occorre cogliere nel contesto europeo? L’attuale pacchetto normativo necessita un attento lavoro di revisione dell’impianto della riforma, per tutelare elementi come la proprietà intellettuale, che nell’attuale assetto rischia un pericoloso indebolimento in termini di competitività del continente. Burocrazia ridotta, iter regolatorio accelerato, approvvigionamenti sicuri e investimenti in settori strategici sono tra i nodi centrali su cui lavorare e su cui si determinerà il futuro dell’Europa, che deve dimostrare la ferma volontà di continuare ad avere un ruolo di primo piano nel mondo, non solo sul fronte dell’attrattività e dello sviluppo del settore Life Sciences, ma soprattutto sul piano dei diritti, dove deve continuare a rappresentare un esempio virtuoso per la tutela del principio di equità di accesso alle cure. Le disuguaglianze sanitarie nel mondo sono sempre più ampie e drammatiche e in Novartis siamo convinti che lo sviluppo del settore Life Sciences debba andare di pari passo con un impegno globale per realizzare con equità il diritto alla salute. In questo, l’Europa è storicamente un modello da seguire e deve continuare a guidare e ispirare il cambiamento, per migliorare il futuro dell’umanità”.

Come può contribuire l’Italia? “L’Italia continua a rappresentare una punta di diamante a livello europeo in ambito Life Sciences, grazie all’elevata qualità della sua rete di strutture sanitarie, industriali e accademiche, al riconosciuto valore della comunità scientifica italiana e all’elevata intensità di R&D nel nostro Paese. Secondo gli ultimi dati di Farmindustria, la produzione farmaceutica ha toccato i 52 miliardi di euro nel 2023, con oltre 49 di export e 70.000 addetti, cresciuti del 9% in 5 anni. Gli investimenti dell’industria farmaceutica nel nostro Paese sono di 3,6 miliardi, di cui 2 in R&S. A questi numeri si aggiunge la presenza in Italia di 50 università con programmi dedicati alle Scienze della Vita, 6 parchi scientifici e numerose altre realtà impegnate nella ricerca. Non da ultimo, l’assistenza sanitaria nazionale conta 995 ospedali e oltre 900.000 professionisti tra pubblico e privato. Questa fotografia dimostra la posizione di leadership dell’Italia a livello europeo e sono convinto che, nel prossimo futuro, l’Italia abbia il grande potenziale di agire da traino dell’Europa e da catalizzatore di crescita e innovazione del settore sullo scenario globale. Novartis di certo continuerà a credere nel nostro paese e ad investire nell’innovazione: per questo, entro il 2025 realizzeremo in Italia investimenti per 350 milioni di euro con lo scopo di potenziare la capacità di innovazione scientifica in Italia, impegnandoci a garantire un accesso equo e tempestivo alle soluzioni terapeutiche dove la nostra ricerca e sviluppo è focalizzata, ovvero nelle quattro aree che oggi rappresentano le più grandi sfide socio-economiche del prossimo futuro: il cardiovascolare, l’onco-ematologia, le neuroscienze e l’immunologia. Questo oltre ad aumentare al contempo la capacità produttiva degli stabilimenti, a partire dai nostri due poli di eccellenza di Torre Annunziata e di Ivrea. Come Novartis, siamo pronti ad affrontare insieme a tutti gli attori del settore le sfide che ci attendono, agendo da partner per favorire l’emergere di modelli innovativi in grado di accogliere l’innovazione e di renderla disponibile in modo equo e tempestivo a chi ne ha bisogno. Siamo convinti che le partnership pubblico-privato rappresentino un modello innovativo di collaborazione per rispondere a bisogni sanitari sempre più complessi e come azienda lavoriamo al fianco delle Regioni italiane, con l’ambizione di stabilire accordi di partnership significativi con tutte le regioni italiane entro 5 anni. Re-immaginare la medicina è la nostra missione come azienda e l’Italia è al centro del nostro impegno per fare la differenza in Europa e nel mondo e migliorare la vita delle persone”.

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